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Open interest sulle opzioni, approfondimento

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Che cos’è l’open interest sulle opzioni

Per open interest sulle opzioni si intende un indicatore finanziario che rappresenta il numero di contratti derivati riferiti a titoli o prodotti finanziari composti, in questo caso opzioni, non ancora chiusi.

Ogni operazione di acquisto di un contratto di opzioni da parte di un soggetto che precedentemente non lo aveva venduto, incrementa il numero di contratti aperti di un’unità.

Vice versa, l’operazione di vendita di un contratto di opzioni da parte di un soggetto che precedentemente lo aveva acquistato, riduce il numero di contratti aperti di un’unità.

Siccome i contratti di opzione sono di tipo CALL e PUT, lo stesso ragionamento è valido per entrambe le tipologie.

Nel mercato degli strumenti derivati quindi, il volume dei contratti di tipo CALL o PUT che sono detenute dagli investitori, vanno a costituire l’indicatore chiamato open interest.

Traducendo letterariamente, possiamo intendere l’open interest come quell’indicatore che mostra “a colpo d’occhio” quanti investitori siano “interessati” ad un determinato prodotto finanziario sul mercato (indipendentemente che si tratti di attenzione al rialzo o al ribasso).

Chi fornisce i dati di open interest

Il valore di open interest che si può leggere su questo sito, proviene da una fonte ufficiale: borsaitaliana.it. Ogni giorno vengono pubblicati i valori di open interest per ciascun sottostante. Questo portale, si occupa di registrare automaticamente i valori pubblicati da borsa italiana e di mostrarli sotto forma di utili grafici, suddividendo i tre valori Volume CALL, Volume PUT e Volume Totale.

Per comodità vengono forniti altri due grafici per mostrare l’andamento della differenza CALL-PUT e l’andamento del rapporto CALL/PUT.

Che cosa si può leggere dall’Open Interest sulle opzioni

Se pensiamo quale sia il motivo per cui un investitore debba acquistare una opzione, ci vengono in mente le seguenti principali risposte:

  1. l’investitore ha acquistato un titolo al rialzo e si vuol coprire con la relativa opzione PUT in caso di errore di valutazione;
  2. l’investitore ha venduto un titolo allo scoperto e si vuol coprire con la relativa opzione CALL per compensare le eventuali perdite;
  3. l’investitore ritiene che il sottostante si muoverà al rialzo e scommette acquistando una opzione CALL, rischiando di perdere l’intero capitale investito;
  4. l’investitore ritiene che il sottostante si muoverà al ribasso e scommette acquistando una opzione PUT, rischiando di perdere l’intero capitale investito;
  5. l’investitore ritiene di essere in una situazione di alta compressione e acquista entrambe le opzioni (CALL e PUT), utilizzando la tecnica dello straddle, con la certezza di mandarne almeno una delle due in perdita, sfruttando l’effetto leverage sull’altra. Lasciando correre quella delle due che mostrerà maggior probabilità di successo compenserà la perdità della prima.

I casi 1. e 2. sono utilizzati dagli investitori oculati, i casi 3. e 4. sono utilizzati principalmente da “giocatori d’azzardo” spesso sprovveduti, il caso 5. è utilizzato da quegli investitori che operano principalmente intraday, denominati scalper.

È molto difficile conoscere a priori dunque le motivazioni che stiano a monte di un certo valore di open interest, perchè un volume elevato di opzioni può significare che l’investitore sia posizionato al ribasso, al rialzo o in entrambe le due.

Ciò che si deve estrapolare dal volume di open interest è dunque la tendenza dei volumi, che indicano una cosa molto importante: all’aumentare dei volumi di open interest, aumenta l’interesse degli investitori ad un determinato prodotto finanziario, e dunque può indicare una graduale compressione del mercato.

Che cosa succede all’open interest sulle opzioni

Esaminiamo che cosa succede quando ad un certo punto, dopo un periodo di compressione del mercato, un prodotto finanziario si avvia ad effettuare un movimento direzionale. Ci sono due casi:

  1. l’investitore che ha in portafoglio una opzione PUT, su movimento direzionale al rialzo, si vedrà costretto a vendere l’opzione, o scatterà automaticamente uno stop loss al contatto con lo strike price;
  2. l’investitore che ha in portafoglio una opzione CALL, su movimento direzionale al ribasso, si vedrà costretto a vendere l’opzione, o scatterà automaticamente uno stop loss al contatto con lo strike price;
  3. allo stesso modo, l’investitore tenderà a chiudere le opzioni anche in caso di gain dopo un breve rally al rialzo o al ribasso poichè le opzioni sono strumenti finanziari ad altissimo rischio e non devono essere conservate in portafoglio titoli per troppi giorni.

Dunque, possiamo riassumere che il volume di open interest, nei periodi di compressione del mercato tende ad aumentare gradualmente e dopo un movimento direzionale del titolo sottostante, subisce delle brusche variazioni verso il basso.

Analisi ciclica dei mercati e volume di open interest

Analizzando il comportamento del volume di open interest sulle opzioni appena descritto, possiamo ricavarne un interessante indicatore per quegli investitori che utilizzano la tecnica dell’analisi ciclica dei mercati.

È interessante osservare come l’attenzione ad un determinato titolo e le brusche variazioni sul volume di open interest su di esso abbiano una discreta ciclicità, che per i prodotti finanziari più trattati, come ad esempio il FTSE-MIB Future (FIB Future), si possa individuare una ciclicità mensile tra i 20 e i 30 giorni.

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